Un gran bel fallimento


Ho avuto enormi dubbi e difficoltà nello scrivere questo pezzo.

Vi avevo promesso una cronistoria dettagliata di quanto successo nella preparazione dell’articolo su “La nuova geografia del sesso a pagamento a Torino“, ma non me la sento.
Non me la sento perché la situazione è quella di quattro trentenni che si incontrano una sera per aiutare uno di loro a fare un articolo sulle prostitute. Si devono raccogliere alcuni dati tra i quali quanto prendono le ragazze nelle diverse zone e quali prestazioni corrispondono per quella tariffa.

Capite già che camminiamo sul confine sottile che separa la cronaca goliardica di un gruppo di amici alle prese con timidezze e spacconerie dalla rappresentazione fuori contesto di persone abbiette, sessiste e volgari.
Sinceramente non mi sento in grado di dipingere un quadro che renda giustizia alle persone coinvolte e dunque preferisco non correre il rischio di farle passare per quello che non sono. Non sono sicuro dell’affinatezza dei miei mezzi letterari e ho deciso di evitare.

Sarebbe troppo facile estrapolare da una lunga conversazione una frase come “Oh, guarda che figa pazzesca, che bocce, che culo! e additare l’autore come turpe maschilista. Ma la verità è che una frase del genere la dice, o magari la pensa soltanto, qualunque uomo si imbatta in una gran bella ragazza. Chiunque, nessuno escluso! Odio l’ipocrisia ed il moralismo da bar, preferisco un sano e dissacrante cinismo.

Per questo vi dirò che sì, apprezzamenti da caserma e battute sconce ci sono state in gran quantità e nessuno ha risparmiato le proprie valutazioni su questa o quella ragazza, ma, allo stesso tempo, si tornava seri in un attimo quando si incontrava una ragazza evidentemente troppo giovane per essere su un marciapiede, troppo giovane per fare qualsiasi tipo di lavoro.
In macchina si rideva e si scherzava tra noi quattro, amici da sempre, ma nessuno abituato a questo genere di situazioni. Per cui è passata quasi un’ora prima di fermarci a parlare con la prima lucciola, perché, per vergogna e timidezza, nessuno voleva essere il primo ad affrontare questo passo.
Certo, a fine serata la parlantina si era sciolta e ormai si domandavano i prezzi per fellatio o penetrazioni “alternative” come se si parlasse di aceto balsamico e partite della domenica, ma quando poi, allontanatici con l’auto, riflettevamo sulla misera cifra richiesta da queste donne per concedere il proprio corpo, le parole ed i pensieri si appesantivano di una cupa consapevolezza.

Ho scritto e stracciato questo pezzo una decina di volte.
In stile canzonatorio, ironico, paternalistico, piatto, esuberante. Non riuscivo a dare un’uniformità al testo che permettesse al lettore esterno di dare la giusta chiave di lettura agli avvenimenti.

Sappiate solo che per me è stata un’esperienza importante.

A livello professionale sembrerà poca cosa, un’analisi superficiale e parziale di uno dei fenomeni socialmente più rilevanti della storia umana. Invece per me è stato fondamentale immergermi in prima persona in una realtà che non conoscevo, che mi faceva un po’ di paura e che fingevo di guardare con un occhio distaccato e perbenista. Ci ho messo la faccia, ho dovuto vincere la mia naturale timidezza ed oltretutto in un campo spesso tabù come quello sessuale. Credo che esporsi in questo modo e saper improvvisare sia la base per essere un buon cronista, per cui sono felice di averlo fatto.

A livello personale, infine, è stata una di quelle esperienze che uniscono le persone, rinsaldano i rapporti e permettono loro di durare nel tempo. Il contesto, le emozioni in ballo, l’adrenalina, il mix di caratteri diversi, le storie personali hanno reso quella serata unica e forse irripetibile.
Credo che racconterò volentieri ai miei nipotini di quando il nonno picchiatello è andato in giro con tre amici psicolabili ad intervistare, un po’ per gioco, un po’ per lavoro, decine e decine di passeggiatrici poco vestite.

Spero che li aiuterà a capire meglio il concetto più profondo di amicizia.
Grazie davvero ragazzi.

PS il mio unico rimpianto è di non aver avuto il coraggio di pubblicare la versione di questo pezzo in cui raccontavo tutte le peggio cose dette, ma per salvaguardare la privacy avevo sostituito i nomi reali dei protagonisti con quelli dei quattro pinguini del cartone animato “Madagascar”. Secondo voi chi era Skipper? E Rico? E Kowalski? E Soldato?

Penso che terrò anche quella versione per i nipotini!!

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2 risposte a Un gran bel fallimento

  1. Lorenza ha detto:

    Bello quello che hai scritto… un grande amico!

  2. Pingback: La nuova geografia del sesso a pagamento a Torino | Scatolepiene.it

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